WHERE WAS I?

UFF

Posted in Uncategorized by areyounuts on November 2, 2009

Un mio amico, un paio di settimane fa, mi ha definito come una persona che “dà molto, ma che dà moltissimo a coloro da cui riceve”.

Nulla di più vero. Vado pazzo nelle occasioni in cui vengo festeggiato, o considerato. Una mia amica iberica mi ha detto che “tu te lo llevas bien con todo el mundo, todos te quieren”.

Dopo essere stato con lei, da soli, mercoledì sera, a casa sua a bere una birra mentre le macchine passavano raramente in uno dei quartieri più belli di Sydney, mi sono guardato allo specchio e mi sono detto che è il caso di cambiare. Cinque anni fa partivo per la mia prima esperienza all’estero: da allora ho preso 25 chili, se non di più. Riguardo le mie foto e mi intristisco, molto. So che non dovrei fare altro che mettermi a dieta, lasciare tutte le schifezze che mangio, bere qualche birra di meno, fare un pò di sport: so cosa fare, ma non so come mai non la faccio.

Amo lo sport, l’ho amato in passato, mi ha dato delle emozioni, delle scariche di adrenalina che non ho mai provato da nessuna parte. E l’ho perso, lo sto perdendo, l’ho perso. Perchè le ginocchia reggono poco, perchè appena faccio cinque minuti di corsa sale fuori il problema al piede, alla schiena.

Se penso alla mia vita di ora, mi mancano due cose: lo sport e l’amore. Due cose che renderebbero la mia vita perfetta. Penso, sinceramente, di essere impresentabile agli occhi di una donna. Penso che se non avessi quei 30 chili in sovrappeso, potrei essere un bellissimo ragazzo, desiderato. Quello che sono è solamente una persona speciale, per cui le ragazze provano probabilmente, molto probabilmente, solamente un sentimento d’amicizia.

immagino a volte il mio passato, senza questo problema di peso: un freno che non avrei avuto, una vita ancora più pazza di quella che ho avuto, immagino una bellissima storia d’amore con lei.

E invece ho vissuto una bella vita comunque, ma abbandonando lo sport ai 23 anni e senza una storia d’amore.

Cercherò, ma non è una promessa, di tornare a giocare a quello sport che tanto amo.

Cercherò, e non è una promessa, di dimagrire.

Perchè so che sono quelle due cose che renderebbero me stesso felice: lo sport e una buona condizione fisica.

C M M

Posted in Uncategorized by areyounuts on October 20, 2009

Ho provato un’emozione come non provavo da tempo. E’ stata forte, inaspettata, arrivata al cuore. Domenica, un barbeque in casa di un iberico, con gente da tutto il mondo, la mia Spanish crew e il sottoscritto con degli occhiali rosa a forma di cuore.

Eres un crack, tio, mi dicevano tutti. Io adoro stare qui, adoro la Spanish crew, perche probabilmente, come dice un mio amico, “io adoro chi mi da qualcosa”. E’ molto probabile: tra di noi e’ un continuo scambio di emozioni, di abbracci, di risate, di balli, di birre e di sangria. Las quiero, a todas, a todas mis wapas.

E poi c’e lei. C’e lei che guardo e non capisco perche mi piace, poi la vivo e capisco perche mi piace. C’e lei con cui vi e’ l’esemplificazione perfetta del sottoscritto, un’insicurezza continua, un forse si ma probabilmente no. Ma lasciamo questo a un altro post. Domenica, la sangria, la birra, il caldo, eravamo brilli. O diciamo ubriachi.

A un certo punto, non so come, non so perche’, ci siamo ritrovati io e lei sul davanzale, vista spiaggia. Probabilmente c’era anche il tramonto, e se non c’era mettiamolo cosi’ il tutto e’ piu romantico. Non mi ricordo veramente come, ma in un attimo mi sono ritrovato abbracciato a lei: anzi, quello e’ l’attimo che mi ricordo meglio, l’abbraccio. La abbraccio e la prendo tutta, la avvolgo dentro le mie braccia e la mia protezione. E’ un attimo. Non so come, ma le nostre mani finiscono ad accarezzarsi. Per due, tre secondi non me ne accorgo, boh, forse sono in estasi. Poi me ne accorgo, mi accorgo che e’ lei che le accarezza. La abbraccio piu forte e le do un bacio sul collo, vicino all’orecchio. Probabilmente dovevo baciarla, anzi si cazzo dovevo baciarla. Ma se dico che quell’emozione vale…che ne so? Vale tantissimo. Sono due giorni che ci penso e mi emoziono.

Ecco, volevo parlare di quell’abbraccio, non della mia insicurezza o della probabilita’ che a lei io non piaccia. No, quell’abbraccio. Una meraviglia. Emozione pura.

Durante i miei viaggi, durante la mia vita, sono sempre stato solo, mai un compagno di viaggio ad eccezione di una ragazza francese per 3 mesi. Sento dentro di me qualcosa: probabilmente e’ il bisogno di una ragazza, di ricevere amore, di emozioni come questa. Ma so anche che esse non devono essere guidate, ma spontanee. Spontanee e forse indirizzate 🙂

A hollow place

Posted in Uncategorized by areyounuts on August 26, 2009

Non avevo mai avuto un contatto improvviso con la morte. E sto reagendo male: mi sento vuoto, vuoto dentro. Senza un perchè. Ma non un perchè alla mia tristezza, ma un perchè a ciò che è successo, un perchè al futuro.

E’ una sensazione triste, cammino per la strada e penso a lui, penso ai momenti che abbiamo passato assieme, penso a quanto impossibile possa essere ciò che è successo, e penso che sì, purtroppo, è veramente successo.

Non ci credo che tu te ne sia andato, che non ti potrò mai più rivedere. Quando tornerò a casa, una delle prime cose che farò sarà venirti a salutare al cimitero, lo prometto a te e al sottoscritto di questi giorni. Lunedì, il giorno dopo la notizia, camminavo per strada e mi sembrava di andare a un decimo di quanto stessero andando le altre persone, con una lentezza che solitamente non contraddistingue il mio 48,5 di piede. Sapete quelle scene al cinema in cui l’immagine si focalizza su una persona e ciò che è attorno è sfocato e viene rappresentato alla massima velocità? Ecco il sottoscritto lunedì: perso nei suoi pensieri, con il minimo momento libero che andava lì, al tuo pensiero, Wi.

Cerco di pensare all’ultima volta che ci siamo visti, che ci siamo salutati e non riesco a ricordare: su Facebook hanno creato un gruppo a te dedicato, ma non riesco a parteciparvi. Ognuno prende il dolore come vuole: ho riguardato un paio di foto tue e mi chiedo come cazzo hai fatto a morire, a morire cazzo. Morire, una parola che non avevo mai assaporato così amaramente.

Ho scritto a un mio amico, che giocava assieme a me: uno non proprio acculturato, ma con una cultura sul modo di vivere che farebbe invidia a tanti laureati. Ho ricordato che noi eravamo una famiglia, non solo una squadra di calcio. E lui mi ha risposto: il suo messaggio è stato carinissimo, molto intelligente. Dai 6 ai 13 anni eravamo una delle squadre di calcio più forte della regione, ma eravamo degli amici, ci volevamo bene, ci vogliamo bene e quell’esperienza ci accomunerà per sempre.

Sono triste, sono perso e sono confuso: lo ammetto, tornerei a casa ora. So che è e spero che sia soltanto un momento, ma ho voglia di affetto, di sentire delle persone vicine, di avere il cuore riscaldato. Qui l’ho detto agli amici più stretti, ma che non possono aiutarmi. Avrei bisogno di un abbraccio di mia mamma, o anche di mio papà e non solo delle parole rassicuranti via telefono: avrei bisogno di stare con il mio migliore amico, mentre le uniche parole, bellissime tra l’altro, che ci scambiamo, sono via e-mail. In questi giorni ho perso la voglia di stare qua, ho perso la voglia di cercare un lavoro che mi permetta di rimanere qui, ho perso la voglia di uscire: ieri sera ci ho provato, ho bevuto qualche birra, ma ciò che ho avuto, quando sono tornato a casa, è stata una notte brutta e insonne, per le birre, per i pensieri.

Odio avere la mia testa comandata, odio avere la mia testa sempre a quel pensiero.

Ho un vuoto dentro, e non vedo l’ora che si trasformi nel ricordo della bellissima persona che eri.

A.

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W.

Posted in Uncategorized by areyounuts on August 24, 2009

Il primo ricordo che ho di te mi riporta ai tempi della scuola calcio, quando giocavamo assieme nei pulcini. Tu eri uno dei bambini più svegli, uno dei grandi, avevi un anno in più di me, ed eri molto forte a calcio. Facevi lo spaccone, come tanti altri di quella squadra che poi si sono rivelati delle bellissime persone. Un pomeriggio, a fine allenamento, ammazzasti una mosca (ti piacevano i piccoli animali!) e me la mettesti sul capo: io, bambino nel vero senso della parola, lo dissi a mio padre che era venuto a prendermi: lui entrò nello spogliatoio, non so nemmeno cosa ti disse. Fatto sta che abbiamo passato diversi anni insieme, in quella squadra che più che avere un fine calcistico era una famiglia, tra noi bambini e i grandi. Ci siamo divertiti, come quella serata della festa di fine anno in cui rubavamo le birre dei grandi e le svuotavamo.

Poi siamo cresciuti: la grande, immensa compagnia adolescenziale che raccoglieva tutti i ragazzi del nostro paese. Ma i miei genitori attuavano un blocco alle uscite, e io molto prima di mezzanotte ero a casa, mentre voi tutti, con i vostri motorini, scappavate dalla piccola realtà del nostro paesino di 4mila anime. Ma eravamo sempre in contatto, soprattutto per la sala giochi dove ci sfidavamo sempre a calcio, e per la nostra rivalità, tra Milan e Inter.

Siamo cresciuti ancora, e tu eri il bellissimo, lampadato, muscolato, cercato da tutte: con me, nonostante ci vedessimo poco, sei sempre stato gentile, con quel sorriso che ti contraddistingueva. Ricordo quando mi chiedevi di uscire con te, la domenica sera, per andare nei locali alla moda a cercare donne facili: io che rimandavo, pensando dentro di me “ma cosa vengo a fare io con te?” Una foto mia e tua, abbronzati entrambi: la ricordo perchè ero magro, e molto bello. Qualcuno disse che, per una volta, qualcuno era più bello di te in una fotografia: mi sono sempre ricordato quel complimento come uno dei più belli mai ricevuti.

Poi solamente la palestra assieme, tante risate perchè tu alzavi dieci volte quanto potessimo fare noi principianti, e pochi ricordi, considerato che in paese non ti facevi più vedere. Questa sera, alle 19, mi è arrivata la notizia della tua morte: ti piaceva rischiare sulle strade, è inutile nasconderlo ora solamente perchè sei morto. Sei morto sorpassando due, forse tre macchine: ma questo non conta, conta la tua morte. La mia prima reazione è stata di incredulità, seguita dalle lacrime che per dieci minuti non si fermavano, mentre chiamavo al cellulare il mio paesino lontanissimo, ma in cui avrei voluto essere in quei momenti: sì, William è morto. Lo hanno detto in chiesa, è morto nella notte durante un incidente stradale. Per fortuna che il mio migliore amico ha una testa e mi ha avvisato subito, cazzo: nessuno si è degnato di farmi sapere qualcosa, vaffanculo.

Ho, in questi anni di vita, avuto un contatto abbastanza lontano con la morte: nessuno a cui tenessi veramente tanto è morto. Mia nonna, mio nonno, a loro tenevo, ma sono state due situazioni strane, in cui la morte, purtroppo, è arrivata dopo anni di sofferenze ed è stata vista come un “finalmente ora riposerà in pace”. Sono morti, quando ero giovane, tre miei coetanei: ricordo con piacere Stefano e la sua leucemia, sconfitta una volta prima che sconfiggesse definitivamente lui. Ma un mio amico, una persona che potessi dire di conoscere bene, non era mai morta: e, crudelmente, talvolta mi chiedevo chi sarebbe stata, e quando sarebbe successo, considerato che la morte, prima o poi deve arrivare. Ha preso te, a 28 anni: Mister Veneto, con quel naso rifatto, quel fisico prorompente e quella fede calcistica sbagliata.

Non riesco a credere che sia successo, se provo a comporre la frase “W. è morto” non riesco a identificare la sua verità: ma è successo, e tu non ci sei più. Non posso credere che non ti vedrò più, non posso credere che non sei più tra di noi.

Ti abbraccio forte, ovunque tu sia.

A.

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START

Posted in Uncategorized by areyounuts on August 14, 2009

E così oggi si da’ inizio a un altro blog. Se non sbaglio, questo sarà il mio quinto blog, addirittura! Ricordo ancora i miei 19 anni, quando creai l’account sull’allora studenti.it e iniziai a scrivere di me stesso e delle mie avventure: la mia allora migliore amica partiva per gli States, io stavo facendo il countdown per l’Erasmus, avevo appena avuto una delusione sportiva cocente in seguito alla finale dei playoff persa amaramente, e ero cotto di Lei,  della ragazza più bella con cui sia mai uscito, quella sera all’ Opera inebriato dalla sua bellezza. Perchè inizio a scrivere questo blog, considerato anche il fatto che sto contemporaneamente scrivendo un altro blog? Risposta semplice e complicata allo stesso tempo: perchè desidero uno spazio libero, un mio spazio in cui possa scrivere senza dover pensare a chi leggerà questo blog, senza pensare a non far figurativamente del male a qualcuno e pienamente sincero nei miei confronti. Lunatico, felice, permaloso, sorridente, innamorato, lamentone, insicuro, incontentabile e altri mille aggettivi, scriverò dei miei difetti e dei miei pregi: sarò, quindi, me stesso. L’altro blog è molto narrativo, così da permettere a chi mi vuole seguire di stare al passo con le mie avventure in terra straniera, mentre questo blog avrà molti spazi di introspezione: adoro guardarmi dentro, analizzarmi e cercare di migliorare. Tre settimane fa, in seguito a questi pensieri, ero passato da Dymocks e mi ero preso un diario: tante belle pagine bianche da riempire, e una copertina nera ornata da teschi colorati: molto warholiana, direi. Ma, chissà come mai, sono riuscito a scrivere solamente due volte: senza contare che dopo una decina di righe mi faceva male il polso, diamine! Ma stiamo scherzando, mi son detto? Se ripenso a dieci anni fa, in terza liceo, quando scrivevo pagine e pagine di lettere piene di cuoricini alla mia Margherita, mi viene da ridere al pensare all’attuale condizione fisica della mia povera mano, ma ahimè, ormai il computer e la sua keyboard hanno preso il sopravvento.

Direi che l’introduzione è terminata. E’ venerdì sera e sono a casa: niente di male, eh, sono tornato a casa tardi dopo una giornata passata con la coppia italiana, ho mangiato e mi sono messo a guardare “Paranoid Park”; film molto lento a dire il vero, non mi è piaciuto, anche se la critica è stata entusiasta a riguardo…mah! Continuo a guardare film e serie tv in inglese per migliorare il mio listening, che non considero ancora accettabile: mi spiego…face2face, capisco sempre, mentre se guardo un movie o una serie tv, ho dei problemi. Let’s solve them, then. Personalmente, il mio obiettivo è di riuscire a capire un intero film prima di partire..con le puntate di Family Guy ho quasi raggiunto il mio goal.

Oggi è stata una giornata d’attesa, per la risposta di un’azienda con cui ho avuto un colloquio lunedì: sto incrociando le dita, il lavoro è great e sarebbero aperti a sponsorizzare (l’unica maniera di rimanere qui, che è ciò che voglio) e mi avevano detto che entro il fine settimana avrei avuto una risposta. Ma oggi, nessuna mail è arrivata: no worries, conoscendo ormai la mentalità lavorativa aussie, ricordo che per loro il venerdì è un giorno relax e inoltre capisco che ancora non hanno preso la loro decisione, altrimenti avrebbero scritto (anche in caso di unsuccesful application) così come qualsiasi azienda da queste parti: quindi non mi resta che far passare il weekend, o qualche giorno in più e attendere la loro risposta. La giornata di oggi ha avuto inizio con uno small hangover, conseguenza della serata di ieri, in cui abbiamo, in primis, festeggiato l’inizio del secondo semestre universitario, e successivamente il compleanno della mia amica spagnola. Universitario what? vi sarete chiesti. Oh, yes…sempre meglio, soprattutto se all’estero, allargare il proprio network di conoscenze e così, considerato anche che la quasi totalità dei miei amici dei primi sei mesi se n’è tornata in patria, ho deciso di joinare la committee di un’organizzazione europea universitaria e aiutarli nell’ event managing. Ieri sera ha avuto luogo il gathering party, che è andato molto meglio di ciò che ci aspettassimo: io ero parecchio brillo, ma comunque sono stato capace di far iscrivere parecchia gente. Successivamente ci siamo spostati in una discoteca del centro, dove ci attendevano la mia amica Konka e le sue tre amiche spagnole in vacanza qui: che divertimento!

paperi panchina bianco e neroInoltre il sottoscritto, quando sente parlare spagnolo, bum, perde la testa e s’innamora immediatamente…non ha fatto eccezione la serata di ieri, in cui mi sono innamorato per una notte di una mia quasi omonima, con cui ho giocato un pò al gatto e alla volpe, considerato che lei era letteralmente circondata dall’inquilino di Konka, che tentava di tutto per concludere bene la serata. Io intermezzavo momenti in cui non la consideravo proprio a momenti in cui la prendevo e ballavo assieme, ridendo e scherzando, per poi tornare al disinteresse, sempre goliardico, totale con lei che mi abbracciava da dietro: era una situazione particolare, in cui non posso dire che fossi felice certamente, ma stavo bene. Mi piacevano le sue attenzioni, così come a lei piacevano le mie e, anche considerato il fatto che lei partiva stamani, non mi sono posto nemmeno il problema del bacio o del non bacio: me la sono solamente goduta, con il suo sorriso, con i suoi occhi, con il suo idioma, con la sua bellezza. E questa notte, ubriaco, dopo averla salutata davanti a casa lasciandoci la mano come due innamoratini, me la sono presa e me la sono portata nel mio sogno. Perchè io sono così, sono un sognatore: e di sogni ne ho realizzati, e di sogni ce ne sono ancora da realizzare, e il più grande, quello maggiormente circondato da speranze è il sogno di trovare l’amore, il sogno che ci sia una persona che riesca a provare gli stessi sentimenti che provo io con lei.

Da quando sono qui, ho passato molte serate nei vari locali a tentare di concludere qualcosa con qualche ragazza: quando riuscivo, non avevo particolare piacere, mentre quando non riuscivo, andavo a casa imprecando. Poi, ho capito, o mi sembra di aver capito, che lo facevo solo per una triste ragione: per avere una risposta positiva da una ragazza, per capire che potevo conquistare una ragazza, e chi se ne fregava se a me lei piaceva o no, l’importante era che lei ci stesse con me, con le ultime due parole evidenziate. Ho avuto la possibilità di stare con delle ragazze che sentivo che non volevano me, ma volevano qualcuno affettuoso al loro lato, perchè in questa situazione, lontane da casa e con pochi amici, era ciò che cercavano. E ho rifiutato: perchè vaffanculo anche al sesso (a volte), io desidero una ragazza che voglia stare con me perchè con me sta bene, non per altri motivi tristi, o, soprattutto, per solitudine. Non sto certo dicendo che voglio solamente una ragazza innamorata di me, giammai altrimenti la mia vita sessuale cesserebbe all’istante per chissà quanto, ma vorrei evitare le ragazze che mi cercano per evitare la solitudine.

E così, oggi, sull’autobus mentre ascoltavo “The blower’s daughter” e “Everybody hurts”, mi creavo il sogno, in cui io e la mia omonima vivevamo una storia d’amore: sì, lo so, posso essere considerato un malato 😛 ma a me queste cose piacciono. E di lei, avrò un bellissimo ricordo. Per domani nessun progetto, anche se si pensava di andare a fare una biciclettata al parco centennale con Konka e la coppia italiana; Konka, mercoledì, alla sua cena di compleanno ha fatto un discorso. “Volevo ringraziare tutti voi […] e anche te, che posso dire che sei il mio migliore amico qui, in terra straniera.” Mi sono sciolto, era da un sacco di tempo che non ricevevo un’attestazione del genere, così bella e così sincera. Con lei sto veramente bene, ammetto di essermi chiesto se era qualcosa di più (maledetta amicizia tra uomini e donne) ma mi sono risposto che no, che le voglio bene come amica: è una pazza, adoro il suo italiano peggiorato nelle ultime settimane a causa della convivenza con le sue tre amiche catalane, e mi trovo molto bene con lei, la ascolto, mi ascolta.

Oggi sono sei mesi che sono partito: 15 febbraio 2009 – 15 agosto 2009. Oggi è ferragosto e, nonostante l’inverno aussie sia soleggiato e tendente ai 20°, non soffrirò l’afa di metà anno. Sono down under, è così strano. Attendo la risposta dall’azienda, ma dentro di me ho già la risposta: voglio rimanere qui,e giocherò le mie carte fino al termine della mia avventura. Molteplici i motivi della mia scelta, che vanno dal friendly environment, al lavoro non troppo stressante, ai salari per un entry level role, alla quotidiana possibilità di avere a che fare con persone da ogni parte del mondo, alle spiaggie, al sole. Durante i miei primi giorni, facendo vasche su vasche di Via del Giorgio, mi chiedevo come, e se, avrei fatto a resistere anche solo per sei mesi, lontano dai miei affetti e da tutto ciò che mi avevano dato nelle due settimane precedenti di festa. Poi vi è stato il periodo dell’accettazione della mia permanenza qui, ma sempre con la convinzione che non fosse il posto giusto per me: non so come mai, forse continuavo a pensare a Valencia, forse mi mancava casa, chi lo sa. Poi, piano piano con il tempo, la consapevolezza che I wanna live here, almeno per i prossimi due anni.

Prendo un bicchiere, bevo un pò d’acqua e tento d’addormentarmi: come primo  post, più di millecinquecento parole vanno bene, direi.

A.

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